domenica 18 marzo 2012

Calling Back


Era l'estate dei miei 16 anni, arrivavo dall'inverno del bacio alla cotta più duratura della mia vita (per quella più devastante sarebbero passati quasi 10 anni).
La mia migliore amica dell'epoca era L. Io e L. passavamo un mucchio di tempo a ridere, crederci invincibili e fare le pazze pazze, come quando ci ubriacammo di Cuba Libre prima dell'allenamento di pallavolo in cui sarebbero state selezionate le nuove giocatrici della squadra di seconda divisione.
Da qualche anno passavo le vacanze estive sui monti trentini, ospite dei nonni di L. Quell'estate, prima di partire, mi ero convinta di essermi presa una sbandata per uno del paese con cui avevo flirtato l'anno prima. Solo anni dopo avrei capito che quella sensazione che lì per lì avrei definito come un sentimento puro, nella realtà non erano altro che ormoni misti all'autoconvinzione che stai puntando chi ti piace davvero, mica quello carino che sembra contraccambiare.
Anche se devo ammettere che circa due anni fa mi imbattei nel suo profilo Facebook e forse forse non era solo autoconvinzione.
Pochi giorni prima di partire per la montagna con L., passai una settimana a Rimini con i miei. Per mesi avevo continuato a dire che volevo il piercing al naso, e i miei, permissivi come solo i genitori di una figlia ribelle esclusivamente nell'animo sanno essere, mi accompagnarono da un orefice di Viale Regina Elena. Erano convinti che una volta visto l'ago me la sarei fatta sotto e avrei rinunciato.
Invece mi feci sparare quel brutto brillantino blu nella narice destra.
Leggevo molto e ascoltavo molto punk; ogni pomeriggio, mentre i miei facevano la pennichella post pranzo, uscivo a farmi una passeggiata, fumarmi un paio di sigarette di nascosto, passare in libreria e in edicola per romanzi e punkmagazine, quello con il cd allegato. Ricordo ancora la colonna sonora di quei giorni. Mi fermavo in un parco con una grande fontana, quando c'era un po' di vento piccole goccioline d'acqua fresca mi colpivano. Quel parco era una goduria per passare un paio d'ore in compagnia di una buona lettura. Spesso, durante quei pomeriggi seduta sulla solita panchina, venivo importunata dai soggetti più disparati.
La signora con disgrazie famigliari da fare invidia ai Kennedy, l'anziano che mi diceva in continuazione quanto fosse bello fare all'amore (che lì per lì ci risi su parecchio. Ora mi viene la pelle d'oca, come un po' tutte le volte che ripenso a episodi passati e capisco quanto la giovinezza sia principalmente incoscienza), il gruppo di ragazzi truzzi che volevano convincermi ad andare in spiaggia con loro e in discoteca la sera e che incenerii con lo sguardo alla loro ignoranza nei confronti di Sid Vicious (ne stavo leggendo la biografia).
Mai una volta che si fermasse quel tipo carino sullo skate, eh.
Durante una di quelle escursioni in solitaria, feci una tappa in più, e mi fermai presso un negozio di piercing. Comprai una stellina e un anellino d'argento. I miei non mi avrebbero permesso di mettere l'anellino, ma io odiavo l'idea di indossare il brillantino.
Quando partii con L. per il trentino, rimpiazzai in fretta e furia la stellina con l'anello. Almeno durante la vacanza, suvvia.
La sera in cui facemmo il nostro ingresso nel solito bar e rincontrammo tutti, M., che era un po' l'amico che avrei voluto sempre con me, mi si avvicinò, si soffermò sul piercing e, scostandomi i capelli dietro le orecchie disse: "beh, ma sei diventata una di quelle ragazze con tutte le orecchie bucate… ah, no!" 
Gli unici buchi che trovò, erano quelli ai lobi fatti a 8 anni per il compleanno.
L'1 non è più la prima cifra delle candeline sulla torta di compleanno, L. è fuori dalla mia vita da un pezzo - nonostante qualcuno stupidamente sia convinto del contrario, in quel paese disperso tra le montagne trentine non ci metto piede da circa 10 anni, non ho mai più visto nessuno di quei ragazzi del bar, la cotta più duratura della mia vita - se dovessi raccontarla- userei l'imperfetto e il passato remoto.

Qualche giorno fa mi è improvvisamente ritornato alla mente l'episodio di M. che mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio convinto di trovarci almeno 10 orecchini, e ho capito perché non riesco ancora a pensionare l'anellino d'argento.

7 commenti:

  1. Farsi bucare il naso in Viale Regina Elena: done. Twice. Ma questa è un'altra storia. Dimmi solo se era in linea d'aria nella zona del bagno 80.

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  2. Due volte?
    Comunque mi chiedi troppo... ricordo solo che fu un signore di mezza età a farmelo.

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  3. Due volte in tre giorni perché il primo era tipo saltato fuori e si era richiuso il buco. Tuttora è una delle pagine più tristi della mia carriera, me ne sono ricordato qualche giorno fa dopo anni che non ci pensavo.

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    1. Mi chiedo perché non ho cliccato su "rispondi" prima. Ma quindi cos'era, la settimana della commemorazione dei piercing in Viale Regina Elena?

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  4. .. perché l'anellino d'argento è un must have!

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  5. bella davvero la malinconia che ti spiega qualcosa di buono che ancora ti accade
    si si

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  6. Ci sono quei momenti delle nostre adolescenze che sono devastanti. Tipo la cotta devastante che ho avuto per un tipo fattonissimo, che mi sono trascinata per un paio d'anni. (lui ora chiede la mia mano a mio padre ogni volta che lo incontra, per dire)

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